Diario
Giorno 14-Crucero – Puerto Mancilla, Lago Rupanco, 76 km
Questo è l’ombelico del mondo. Qui, dove il cielo, la terra e l’acqua si incontrano, la vita pulsa in un ritmo che ti entra nelle vene. È un battito costante, un richiamo che ti spinge a pedalare anche quando il cielo minaccia tempesta.
La notte ci ha sorpreso con un temporale furioso, come se il cielo avesse voluto sfogare tutta la sua energia in un unico colpo. Al mattino, l’aria è frizzante, carica di nuvole che si rincorrono veloci sopra le nostre teste. Ma non è solo il freddo a rallentarci: restiamo bloccati nella cabaña per colpa di una serratura difettosa. Solo la "magia" di Pierino riesce a liberarci, trasformando un contrattempo in un aneddoto da raccontare.
I primi chilometri scorrono su strade tranquille, silenziose come il Cile che ancora dorme. Qui la vita inizia tardi, ma noi siamo già in movimento, respirando l’odore della terra bagnata, attraversando zone rurali con piantagioni e allevamenti che sembrano dipinti sul paesaggio.
Il tempo migliora, e tra le nuvole fa capolino la sagoma imponente del Vulcano Osorno. È un faro che ci guida, una presenza costante che ci ricorda la potenza della natura. Arriviamo a Entre Lagos, sulle rive del Lago Puyehue, dove ci concediamo una pausa con delle empanadas queso y camarones dal sapore deciso, che sembrano racchiudere tutto il gusto di queste terre.

Con un po’ di fatica, riusciamo anche a cambiare valuta: qui la carta di credito ha meno presenza e il denaro contante torna a essere il re. Ma non importa, il cielo ora è sgombro di nuvole, la temperatura piacevole, e ogni respiro ha il sapore della libertà.
Abbiamo deciso di accorciare la tappa, suddividendo le ultime due in tre giorni. Non ci importa arrivare un giorno dopo, perché non è la meta che conta, ma il viaggio stesso.
Pedaliamo lungo il Lago Rupanco, le sue spiagge rocciose e le calette nascoste sembrano sussurrare storie antiche. È meno battuto dal turismo, forse offuscato dalla fama del vicino Lago Llanquihue, ma proprio per questo più autentico. Il Vulcano Osorno e il Puntiagudo si stagliano all’orizzonte, maestosi e fieri, come guardiani silenziosi di queste terre.


La ricerca di un posto dove dormire ci fa capire che qui l’offerta è più scarsa, sia in quantità che in qualità. Ma il viaggio ha un modo tutto suo di sorprenderci. Incontriamo Marco, una di quelle persone che sembrano messe lì dal destino. Ci porta a scoprire la Domos Águila Patagonia, una struttura a cupola immersa nella natura, in una posizione mozzafiato sul lago. Due donne instancabili e la loro figlia ci accolgono con il calore di una famiglia, offrendoci anche la cena e la colazione nella loro casa.
Questa ospitalità ci risarcisce della serata precedente a Crucero, trasformando una semplice tappa in un’esperienza da ricordare. Domani si riparte, sempre più vicini alla meta, ma con qualcosa di più negli occhi e nel cuore.
Perché questo è l’ombelico del mondo, il centro del nostro viaggio, dove ogni incontro, ogni paesaggio, ogni pedalata ci ricorda che siamo vivi, parte di un’energia che pulsa forte e chiara, proprio qui, tra le Ande e i laghi infiniti.