Diario
Giorno 15 - Puerto Mancilla (Lago Rupanco) – Puerto Octay, 53 km
Il più grande spettacolo dopo il Big Bang? È il viaggio stesso. È questa avventura fatta di strade polverose, di incontri inaspettati, di risate condivise e panorami che ti strappano il fiato. E oggi, più che mai, ci sentiamo parte di questo spettacolo straordinario.
Oggi ce la prendiamo comoda. Partiamo quasi a mezzogiorno, perché il tempo qui ha un ritmo diverso, scandito non dall’orologio ma dalla bellezza che ci circonda. Siamo in un angolo di paradiso, ospiti di Hernan e Anita, due anime straordinarie che rendono difficile ogni addio.


Dopo una notte passata a scrutare le stelle dalla Domos, ci aspetta la colazione preparata da Anita. Seduti a tavola, in compagnia di Hernan, trascorriamo più di un’ora a scambiarci storie, curiosità, parole che si intrecciano in un mix di spagnolo e italiano degno di essere registrato. Anita mi offre una crema solare protezione 50 per lenire le labbra martoriate dal sole, dal vento e dalla fatica, mentre massaggia Toni e Pierino, afflitti da piccoli acciacchi di viaggio. È un gesto semplice, ma carico di umanità.
Scendiamo fino alla spiaggetta: la vista dei vulcani Osorno, Puntiagudo e Casablanca è qualcosa di indescrivibile. Prima di ripartire, percorriamo un sentiero immerso nella vegetazione, un piccolo regno di passerelle di legno costruite da Hernan e Anita. È il loro angolo di mondo, e oggi anche un po’ il nostro.

Poi di nuovo on the road, con il ripio che ci accompagna tra salite dalle pendenze decise e la presenza costante del Vulcano Puntiagudo sullo sfondo e del Vulcano Osorno, ormai maestoso e dominante. Dopo 32 km, ritroviamo l’asfalto, una tregua momentanea. Il ripio è una contraddizione: croce e delizia, lo ami e lo odi, ti regala libertà e fatica allo stesso tempo. Ti obbliga a restare presente, attento, mentre le auto sfrecciano lasciandoti avvolto in nuvole di polvere.
L’asfalto ci fa volare. Saliscendi, "mangia e bevi", "comer y beber" si fanno sentire, ma ci basta un gelato espresso per ricaricare le energie. Arriviamo a Puerto Octay indecisi sul da farsi. Proseguire? Fermarsi? La stanchezza e l’incognita di trovare un alloggio ci convincono a rimanere. Troviamo un ostello e, davanti a una cerveza rinfrescante, succede qualcosa di incredibile: incontriamo David di Castelvetro! Il mondo è davvero piccolo.
David ha appena concluso la Carretera Austral e sta esplorando la zona in attesa di rientrare. La serata si trasforma in un vortice di racconti: viaggi passati, esperienze presenti e sogni futuri. È così che funziona tra viaggiatori: bastano pochi minuti per sentirsi parte della stessa storia.
Con noi si unisce ogni tanto anche Andrés, il proprietario dell’ostello, che condivide le sue avventure in bici. Parla un italiano colorito, forse quanto il mio spagnolo, e tra pizza, birra e aneddoti, la serata si trasforma in un concentrato di umanità in movimento.
Siamo parte di una tribù a due ruote, fatta di sogni, fatica, libertà e orizzonti da raggiungere. Guardiamo avanti, consapevoli che la fine del viaggio si avvicina, ma con la certezza che alle nostre spalle c’è un mondo intero vissuto fino in fondo.
E questo, sì, è il più grande spettacolo dopo il Big Bang ? … per noi si