Diario
Giorno 11 - Loncoche - los Cuatro/los Lagos 115km
La giornata inizia con l’aria frizzante della mattina, una frescura che accompagna i primi chilometri di pedalata. Il clima qui è un gioco di contrasti: il mattino è fresco e pungente, mentre la sera il calore si fa intenso, superando spesso i 30 gradi. L'escursione termica è notevole, e di notte serve dormire ben coperti per sfuggire al freddo improvviso.
Le strade sono tranquille, il traffico scorrevole. Dopo 20 km, l’asfalto lascia spazio al ripio, e la strada si incunea tra i monti. Il percorso si fa più impegnativo: una serie di salite discrete mettono alla prova le gambe, mentre le auto, poco propense a rallentare, sollevano nuvole di polvere che avvolgono tutto. Dopo 22 km di terreno accidentato, l’asfalto ritorna come una benedizione, e con esso la vista dell’imponente Lago Calafquén, nella sua parte più occidentale. Qui l’ambiente cambia, si respira aria turistica: le strade sono perfette, segno di una zona ben curata. In lontananza, il Vulcano Villarrica domina il panorama con la sua sagoma maestosa, mentre, più distante, il Lanin completa il quadro con la sua eleganza senza tempo.
L’arrivo a Panguipulli segna una svolta nel viaggio. Situata sulle sponde dell’omonimo lago, questa cittadina turistica è vibrante di vita. Le luci natalizie ancora scintillano tra le strade, un contrasto curioso con il calore estivo. Ma non è solo il lago a incantare: sopra di noi, un altro colosso veglia sulla città, il Vulcano Mocho Choshuenco, che con i suoi 2.400 metri aggiunge un ulteriore tocco di grandiosità a questo luogo.
Ci fermiamo per un pranzo veloce. Il cibo è buono, ma il nome del piatto sfuma nei ricordi. Poco importa: l’energia è ripristinata, e dobbiamo ripartire. La strada che lascia Panguipulli non è clemente: una salita tosta mette subito alla prova la nostra determinazione.
Il sole si fa sempre più impietoso, e ogni chilometro macinato sembra rubarci forze preziose. Quando finalmente scorgiamo un punto di ristoro, ci sembra un miraggio. Ma anche le illusioni possono riservare ostacoli: il pagamento con la tarjeta non passa per problemi di linea. Per un attimo, il sollievo si trasforma in frustrazione. Poi, un gesto di umanità: la proprietaria, impietosita, accetta una banconota da 5 euro, salvandoci dalla sete.
Il tema dei pagamenti in Cile merita una riflessione. Ovunque si accettano carte di credito e debito, persino nei luoghi più remoti, e la rete funziona generalmente bene. Tuttavia, il contante resta fondamentale: il peso cileno è l’unica valuta accettata ufficialmente, mentre dollari ed euro vengono rifiutati, tranne da qualche commerciante “furbo” che cerca di sfruttare il cambio a proprio vantaggio.
Le ultime salite sono spaccagambe. Arrivati a 4 km dalla meta odierna, valutiamo il da farsi: percorrerli oggi significherebbe doverli rifare a ritroso domani. Decidiamo di fermarci. L’hospedaje dove ci sistemiamo è essenziale, al limite del necessario, ma accettiamo ciò che viene offerto. Dopo tutto, c’è una discreta pizza e un letto che, per stasera, basta e avanza.
La serata si chiude con incontri inaspettati. Un svizzero residente da oltre 30 anni ci racconta la sua storia, mentre il proprietario della struttura ci incuriosisce: sembra quasi che questa non sia la sua vera attività, ma un diversivo. Una conversazione che lascia domande senza risposte, il fascino dei viaggi che ti portano a sfiorare vite e mondi diversi.
Domani si riparte all’alba, con la consapevolezza di aver aggiunto un altro tassello a questo affascinante mosaico tra Chile e Argentina







