Diario
Giorno 5 - Villa la Angostura - Villa Rio Hermoso 83km
La partenza da Villa La Angostura tarda un po’, complice l’attesa per l’apertura del supermercato. Quando finalmente ci rimettiamo in sella, ci accoglie una giornata che si preannuncia magnifica: la Ruta 40 si svela subito in tutta la sua gloria, un nastro scorrevole di asfalto che si snoda tra foreste lussureggianti, laghi cristallini e montagne imponenti.
Stiamo attraversando la celebre Ruta de los Siete Lagos, un’autentica meraviglia naturale. Da tre giorni ci accompagna il Lago Nahuel Huapi, vasto e maestoso, ma oggi incontriamo una sequenza di gioielli incastonati nel verde: Corentoso, Espejo, Escondido, Villarino, Falkner, Machónico e, infine, il Lago Lacar. Ogni specchio d’acqua è unico, con tonalità che variano dal blu profondo al verde smeraldo, e ogni mirador lungo il percorso ci invita a fermarci, respirare e ammirare la bellezza di questo angolo di mondo.
In mezzo a questi giganti d’acqua, si nascondono anche piccole lagune, misteriose e non balneabili, che aggiungono un tocco di fascino selvaggio al paesaggio.
La strada è ben curata, larga e con una corsia dedicata ai ciclisti, ma richiede autonomia: niente copertura internet, niente ristoranti o distributori di benzina, solo te e la strada. È un percorso amato dai motociclisti, ma temuto da noi ciclisti per i continui “mangia&bevi”, quei saliscendi incessanti che mettono alla prova gambe e resistenza.
La giornata è caldissima, 46 gradi, anche se non li percepiamo pienamente grazie all’altitudine di 900-1000 metri e a una brezza leggera che ci accompagna, senza mai raggiungere l’intensità del vento patagonico.
A 10 km dalla fine della tappa, incontriamo un piccolo bar, un miraggio nel mezzo della fatica. Qui, ciclisti di ogni nazionalità si riuniscono per una bevanda fresca e un po’ di ombra. Argentini, brasiliani e italiani si scambiano storie e sorrisi, immortalando l’incontro con foto di gruppo. Tra tutti, ci colpisce Dario, che viaggia con un carico immenso e un sellino di fortuna fatto di gommapiuma e stracci, e i simpatici Luis e Fernando da Buenos Aires, con i quali condividiamo le cabañas per la notte.
La serata è un’altra celebrazione: Claudio , cugino di Cleto, si trasforma in un asador, preparando un banchetto memorabile accompagnato da vino tinto, birra e infinite chiacchiere in una babele di italiano e spagnolo. È un momento che non è solo fine tappa, ma un’espressione della magia del viaggio: legami improvvisi, storie condivise e risate che superano ogni barriera linguistica.
Domani ci attende il ritorno in Cile, con la speranza che il tempo e la strada ci siano favorevoli. Oggi, però, ci addormentiamo con la consapevolezza di aver vissuto una giornata lunga, intensa e semplicemente indimenticabile. La Patagonia ci regala fatica, ma ci ripaga con meraviglie che riempiono il cuore.




